Le vicende del tempo sono sempre mutevoli e non passa più di qualche anno che un evento particolare interessa questa o quella zona del nostro Paese. Capita però, di tanto in tanto, che l'evento in questione non sia soltanto particolare, ma eccezionale, dalle caratteristiche insolite. È quanto accaduto il 18-19 agosto 1979. Una circolazione depressionaria con molta aria fredda al seguito, proveniente dal nord Atlantico, si è gettata nel Mediterraneo centro occidentale andando a strutturare un minimo di pressione al suolo nei pressi del Golfo ligure. La particolarità di questa situazione
fu data dal baricentro del sistema depressionario, che rimase bilanciato per circa 48 ore sul medesimo luogo e così, mentre tutt'intorno si sviluppava il fronte perturbato che ruotava in modo classico attorno al perno di bassa pressione, la parte del sistema nuvoloso a contatto con il minimo di pressione agiva sulle medesime zone portando a piogge e temporali intensi e insistenti. I fenomeni, nonostante la grande intensità, non si mostrarono irregolari come sarebbe lecito attendersi durante la stagione estiva, ma furono uniformi e distribuiti su una vasta porzione di territorio.
Sotto possiamo notare la situazione la mattina del 18 agosto 1979: la circolazione di aria fresca e instabile si insinua tra due anticicloni, quello delle Azzorre e quello presente sulla penisola scandinava, la discesa fredda fu inoltre favorita da pressioni al suolo già più basse in area mediterranea.
Qua sotto possiamo osservare l'immagine dal satellite polare alle ore 14:43 UTC nel campo del visibile. Gran parte d'Italia è sotto la spirale di nubi che ruota attorno al minimo di pressione al suolo presente sul Golfo ligure; si nota anche l'ingente quantità di aria fredda e instabile che, passando su Inghilterra e Francia, si getta nel Mediterraneo occidentale alimentando tutto il sistema.
Nel pomeriggio del 18 agosto possiamo osservare la vastità della circolazione depressionaria, sia dalle isobare ridotte al livello del mare, sia dai colori che rappresentano il geopotenziale a 500 hPa. L'anticiclone che insiste sulla penisola scandinava rallenta la risalita del richiamo caldo che si avvolge ancora di più su se stesso rallentando ulteriormente l'avanzata verso levante dell'intero sistema perturbato.
Il giorno successivo, la mattina del 19 agosto, la situazione era ancora quella che potete osservare qua sotto. La struttura si allunga verso nord-est, ma rimane ancorata al minimo ancora con perno sul Golfo ligure.
I fenomeni insistono su molte regioni italiane, ma è sulla Pianura Padana centrale dove il ramo occluso del fronte, praticamente immobile, insiste con piogge e temporali continui e diffusi.
Gli accumuli maggiori si registrano tra il basso cremonese, parmense, reggiano e parte del modenese. Ma anche al di fuori dall'epicentro del maltempo, il passaggio della perturbazione fa registrare in moltissime località accumuli a superiori ai 100 mm (vedi tabella in coda).
Anche l'immagine del satellite polare del 19 agosto testimonia che la circolazione depressionaria ha ancora il perno in corrispondenza della Liguria e che gran parte delle regioni settentrionali sono ancora sotto il ramo più attivo della perturbazione. Il sistema nuvoloso coinvolge però gran parte d'Italia, anche se altrove c'è una maggior variabilità e c'è spazio per qualche schiarita.
La particolarità di questa situazione è l'estensione dell'area interessata da piogge abbondanti, ma non solo. Durante gli episodi di maltempo più intensi le aree dove vengono raggiunti o superati i 100 mm di accumulo sono usualmente limitate e isolate e con maggior frequenza sono i rilievi montuosi a fornire quel "supporto" in più per aumentare l'intensità delle precipitazioni.
In questo caso fu invece la stazionarietà del fronte perturbato a generare le precipitazioni più intense, sopratutto sulle aree di pianura tra Lombardia ed Emilia Romagna. Su queste zone si registrarono accumuli eccezionali distribuiti nei due/tre giorni. Se il peggioramento del tempo di fine estate dopo il ferragosto è da sempre considerato una "tradizione", per quell'anno si può dire che venne rispettata fin troppo alla lettera.
Ma passiamo ora a qualche numero: ecco nel dettaglio gli accumuli di pioggia registrati fra il 17 e il 19 agosto 1979 sul territorio nelle zone più colpite in ordine decrescente:
Località |
Pioggia (mm) |
Sissa (PR) |
308,2 |
Stagno (PR) |
280,6 |
Parma Osservatorio Univ. |
274,6 |
Parma Ufficio Idrografico |
271,6 |
San Daniele Po (CR) |
253 |
Villa Masone (RE) |
253 |
S. Siro di Torrile (PR) |
248 |
Poviglio (RE) |
242 |
Viadana (MN) |
235 |
Reggio Emilia - Coviolo |
232,4 |
Basilicagoiano (PR) |
216 |
Zibello (PR) |
205,2 |
Cremona |
203,6 |
Modena (Burana) |
201,4 |
Salsomaggiore Terme (PR) |
193,8 |
Pieve S. Giacomo (CR) |
190,6 |
Casalmaggiore (CR) |
182,2 |
Milano |
168,2 |
Sala Baganza (PR) |
163 |
Adria (RO) |
158 |
Isola Serafini (PC) |
155,6 |
Cognento (MO) |
153 |
Carpi (MO) |
149,4 |
Fidenza (PR) |
145,8 |
Paullo (MI) |
140 |
Crema (CR) |
138 |
Scandiano (RE) |
137 |
Cantù (CO) |
131,8 |
Genivolta (CR) |
129,4 |
Piadena (CR) |
129 |
Fiorenzuola D’Arda (PC) |
128,4 |
Lodi |
127,8 |
Monza (MB) |
124 |
Codogno (LO) |
120,8 |
Caloziocorte (LC) |
120,5 |
Treviglio (BG) |
117,2 |
Cuneo |
116,8 |
Bobbio (PC) |
114,4 |
Perino (PC) |
114,4 |
Novellara (MO) |
109 |
Ravarino (MO) |
101,8 |
Cavezzo (MO) |
97 |
Pavia |
94,8 |
Ponte Pietra (MO) |
94 |
Castiglione delle Stiviere (BS) |
84 |
Chiari (BS) |
83,2 |
Suzzara (MN) |
83 |
Voghera (PV) |
80,6 |
Ghedi (BS) |
79,4 |
Brescia |
78,6 |
Como |
78,4 |
Bergamo |
78,4 |
Casale Monferrato (AL) |
75 |
Peschiera del Garda (VR) |
70 |
Mantova |
59,6 |
Torino |
54 |
Biella |
53,4 |
Pesanti furono i danni e i disagi su molte aree che rimasero allagate, altre persino isolate. Sul territorio della bassa pianura si registrarono inoltre alcuni crolli di ponti in strade secondarie, anche se il problema principale fu rappresentato dal deflusso delle acque.
Lo strutturarsi di una circolazione depressionaria così organizzata nel pieno della stagione estiva ha avuto quindi il suo risvolto negativo. L'alta energia disponibile unita al contrasto con masse d'aria ben più fredde ha portato alla genesi di fenomeni estremamente intensi e l'episodio rimane nella storia come la più intensa rottura del tempo estivo di tutto il '900 su quelle zone.